Lega Nord presenta una mozione per rivedere i tagli alla sanità

in Parlamento


medicineRidefinire i tagli previsti al sistema sanitario nazionale e introdurre i costi standard così da garantire il diritto alla salute. Sono alcune delle richieste contenute nella mozione depositata ieri a firma dell’intero gruppo della Lega Nord alla Camera. Il documento impegna il governo a rivedere alcuni aspetti del decreto-legge “enti locali” approvato nel mese di agosto 2015, che riduce di 2,3 miliardi di euro il fondo sanitario, il quale passa così a 109.7 miliardi per il 2015, comportando un taglio dei beni e servizi. A coadiuvare le richieste della componente all’opposizione del governo, sono dati e numeri. Secondo i firmatari del testo, i tagli alla spesa adottati dall’esecutivo sarebbero lineari, quindi non un anticipo della spendig review, in quanto già inseriti nel bilancio 2015 della legge di Stabilità dello scorso anno. Una manovra – secondo i leghisti – volta a coprire gli 80 euro stanziati da Renzi.

L’esecutivo dunque non solo ha concordato con le Regioni un taglio motu proprio, ma ha contravvenuto al “Patto della Salute”, firmato con le Regioni nel 2014, in cui si stabiliva che i fondi tagliati sarebbero stati rinvestiti a favore del comparto sanitario. Il Patto rilanciava anche il principio del disinvestimento e riallocazione della spesa. Tuttavia – specificano i firmatari – i medici hanno visto scadere i termini sotto il segno di una “schizofrenia” legislativa.

Le difficoltà per il sistema sanitario non terminerebbero qui. I deputati del Carroccio riportano un’indagine conoscitiva svolta dalla Camera, che rileva l’aumento del costo della spesa sanitaria nazionale pari al 2 per cento annuo. Nel 2016 i tagli dei vari governi che si sono succeduti dal 2010 a oggi ammonterebbero a 30 miliardi di euro, contro un corrispettivo di investimenti pari a 0 euro. A ciò si aggiunge la recente stretta del governo sui medici, ai quali sono stati posti dei limiti su 208 prestazioni a fronte delle 1700 erogate dal Sistema sanitario nazionale. Circostanza che si scontra con i dati di una recente ricerca, la quale registra come il 46 per cento delle famiglie italiane rinuncia ad alcune cure sanitarie primarie. Con l’introduzione dei costi standard per ogni Regione – concludono gli esponenti della Lega Nord – si otterrebbe l’omogenizzazione dei valori produttivi e il contenimento dei prezzi.

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