Tangenti su grandi opere: terremoto per ministro Lupi

in Politica


Quattro arresti, 50 indagati, cento perquisizioni. Gli appalti pubblici e in particolare tutte le grandi opere (Tav, Expo) tornano nel mirino della magistratura. Nella maxioperazione guidata dalla procura di Firenze, sono finiti in manette Ercole Incalza, ex capo della Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture (in pensione dal dicembre scorso), gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo, e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza. Agli indagati, tra cui ci sarebbero anche politici, vengono contestati i reati di corruzione, induzione indebita e altri delitti contro la Pa. In particolare, Incalza avrebbe affidato in maniera sistematica lavori e fatto vincere appalti alla società collegata a Perotti, che a sua volta avrebbe affidato consulenze all’ex funzionario del ministero delle Infrastrutture. Nelle carte della magistratura si parla infatti di un “articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori”, e torna più volte il nome del ministro Maurizio Lupi, che però non è indagato, e quello di Antonio Acerbo, l’ex manager di Expo già arrestato lo scorso ottobre nel filone d’inchiesta milanese sulla “cupola degli appalti”. Per il titolare delle Infrastrutture, Incalza “era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro Paese abbia sia da un punto di vista dell’esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta in tutti i livelli”. Lupi risponde anche alle accuse di favoritismo nei confronti del figlio: “Non ho mai chiesto all’ingegner Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato” ha affermato in una nota il ministro, precisando che il figlio lavora a New York dai primi di marzo.

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