Economia circolare, green economy e prossime mosse del governo in materia ambientale. L’intervista al senatore dem Vaccari

in Parlamento, Politica


vaccariOltre 30 soggetti auditi, tra cui il Commissario europeo all’Ambiente Karmenu Vella e l’eurodeputata Simona Bonafè (Pd), due mesi di esame nelle commissioni Ambiente di Camera e Senato per formulare un parere sul nuovo pacchetto di misure europee in materia di economia circolare per aumentare il tasso di riciclo negli Stati membri e facilitare la transizione verso un modello che pone al centro la sostenibilità del sistema, in cui non ci sono prodotti di scarto e in cui le materie vengono costantemente riutilizzate. “Vogliamo che si tenga conto della esperienza italiana, che è sicuramente una delle più avanzate a livello europeo”. Ne è convinto il senatore e capogruppo dem in 13°, Stefano Vaccari che abbiamo incontrato a pochi giorni dalla fine della prima consultazione pubblica indetta da una commissione parlamentare sull’economia circolare (il termine per inviare i contributi scade il 1 aprile e i risultati saranno presentati in un convegno pubblico a maggio).

Senatore, state avviando una nuova prassi parlamentare?

Abbiamo provato a fare il Senato 2.0 post riforma costituzionale per vedere l’applicazione della normativa europea sul nostro Paese.

E’ soddisfatto del pacchetto sull’economia circolare presentato dalla Commissione Juncker?

Il giudizio del Partito democratico è positivo rispetto all’impostazione del pacchetto sull’economia circolare. Nei testi si supera la visione precedente sul tema della gestione e dello smaltimento dei rifiuti. Il nuovo pacchetto ha fatto un salto importante in avanti allargando il ragionamento e andando a toccare tutta la parte che attiene il mondo dell’impresa e della produzione.

Qualche esempio concreto?

Certo, si parla ora di eco-design, ciclo di produzione, modalità con la quale si va a considerare finito un prodotto, piuttosto che un rifiuto e un sottoprodotto. Nel pacchetto si costruiscono le condizioni affinché questi scarti di alcuni cicli produttivi divengano risorse e materie prime per altri. L’obiettivo strategico dell’UE è di ridurre nella bilancia dei pagamenti il peso dell’acquisto delle materie prime fuori dall’Europa. Da questo punto di vista costruire una circolarità nella gestione delle risorse e materie prime diventa una scelta importante che va valorizzata, al di là degli strumenti perfettibili con i quali l’UE intende raggiungere questo obiettivo.

Gli obiettivi fissati dalla Commissione sono troppo ambiziosi, stentati, raggiungibili?

No, gli obiettivi sono ambiziosi perché cambiano la prospettiva entro cui collocare la concezione dei rifiuti, delle discariche, dei rifiuti di imballaggio… Sicuramente nella discussione parlamentare a livello europeo alcuni obiettivi potranno esser resi più ambiziosi. Ma a noi interessa sottolineare il fatto che – seppure su alcune questioni sono state ridotte le percentuali di riciclo, ad esempio, rispetto a quelle che erano state indicate nel primo pacchetto – sono state affiancate una quantità di risorse importanti per sostenere questa riconversione ecologica del sistema industriale europeo.

Sul tema risorse, però, rimane qualche nodo da sciogliere. Il pacchetto sull’economia circolare riceverà finanziamenti per oltre 650 milioni da Horizon 2020 e per 5,5miliardi dai fondi strutturali. Saranno gli Stati a destinare una parte delle proprie disponibilità o si tratta di ulteriori risorse europee?

Sarà uno degli oggetti della discussione al Parlamento europeo. Mi auguro che le risorse siano aggiuntive rispetto a quelle previste per l’Italia e gli altri Paesi europei perché la necessità di stimolare questo processo è forte. La strumentazione dei progetti europei non è di per sé facile, ma rappresenta un target di qualità significativo dentro il quale possono entrare solo i soggetti attrezzati. Il sistema delle imprese dovrà quindi dimostrare di essere all’altezza di questa sfida.

Dal punto di vista delle attività che riguardano aziende, privati ed enti locali, ci sono punti critici da evidenziare?

Ci rifaremo alla risoluzione già inviata a Bruxelles dalla 13° commissione del Senato in merito al pacchetto del 2015 (nell’ambito del processo ascendente). Sicuramente una parte importante che andrà discussa maggiormente riguarda le modalità con le quali l’Ue calcola i dati e i numeri dei Paesi membri per definire chi è virtuoso e chi no. Al momento ci sono almeno 4 sistemi dentro i quali l’Ue ha inserito il calcolo di chi faceva più raccolta differenziata o portava più in discarica, con evidenti discriminazioni in particolar modo per il nostro Paese che sul tema delle politiche di promozione della raccolta differenziata e sulla prevenzione dei rifiuti ha fatto molto di più in Europa.

Ma non ci è stato riconosciuto…

No, semplicemente perché i sistemi di calcolo sono differenziati e disomogenei e questo ci ha indubbiamente penalizzato. L’idea che a livello europeo ci siano criteri di definizione delle varie tipologie di rifiuto è una questione dirimente, cosi come le modalità con le quali si vanno a calcolare le performance di ogni Stato membro. Per alcuni, inoltre, sono previste delle deroghe su cui siamo molto critici, come ad esempio il conferimento in discarica dei rifiuti in alcuni Paesi dell’Est. In questo modo si rischia di introdurre all’interno degli Stati membri diversi pesi e criteri di valutazione e anche meccanismi di realizzazione di siti di discarica mentre in altri Paesi, come in Italia e Germania, l’obiettivo è “discarica zero”, con tutto ciò che consegue per la migrazione dei rifiuti.

Manca qualcosa in questo pacchetto di misure?

Qualcosa in più forse dovrà essere fatto sul tema della progettazione ecocompatibile e quindi a sostegno del lavoro di ricerca dell’eco-design. Nel parere che invieremo alla Commissione parleremo anche di responsabilità estesa dei prodotti, end of waste, sistemi di classificazione e definizione dei rifiuti. Altro punto che non è stato molto tenuto in considerazione è quello della fiscalità ambientale a vantaggio per chi è in grado di produrre maggiori risultati in questa direzione.

Avevate già proposto un ragionamento sull’imposta sul valore aggiunto…

Esatto. L’obiettivo era di orientare il mercato in modo più forte verso modi di produzione sostenibili e a ridotto impatto ambientale. Ci è stato detto però, sia dal Commissario Ue all’Ambiente Karmenu Vella sia dalla eurodeputata e relatrice del pacchetto sull’economia circolare Simona Bonafè, che questa è una materia di forte contrasto tra gli Stati. Dal rappresentante della Commissione abbiamo comunque ricevuto un encomio pubblico sul lavoro fatto sul collegato ambiente che in parte ha anticipato alcune misure in materia di gestione e prevenzione dei rifiuti contenute nelle direttive.

Come agire, in modo efficace, nell’ambito degli appalti verdi? E’ in discussione proprio adesso in Parlamento il decreto legislativo che riforma appalti e concessioni e anche in questo caso i tempi sono strettissimi (18 aprile). Sacrificheremo qualcosa in questo passaggio, secondo lei?

Già nel collegato ambiente abbiamo introdotto modifiche significative alla normativa con l’obiettivo di semplificare la vita alle imprese che già da tempo sono sul mercato con certificazioni europee e sulla sostenibilità, hanno un’impronta ambientale e una forte responsabilità sociale. Da questo punto di vista abbiamo orientato anche la correzione di criteri ambientali minimi per dare alla PA strumenti in grado di favorire la partecipazione alle gare di appalto a queste imprese: ad esempio abbiamo previsto una riduzione fino al 70 per cento delle garanzie fideiussorie bancarie che devono essere presentate per partecipare alle gare. Per noi questo significa favorire un sistema di imprese che è già nelle condizioni di stare in un mercato europeo e il dlgs sugli appalti deve prendere atto delle modifiche fatte e non tornare indietro.

Nel ciclo di audizioni più volte si è parlato e hanno parlato i consorzi. Anche l’Antitrust ha chiesto di incentivare la concorrenza nel sistema consortile e di riformare in particolare il sistema per la raccolta degli imballaggi, imperniato sul monopolio del Conai. A riguardo si attendeva un provvedimento organico già 4 mesi fa, ormai (dallo stralcio di alcuni articoli dalla legge in materia di green economy). Ci sono novità?

Purtroppo nessuna. Nel senso che le uniche novità sono negative. Ad esempio, nel collegato alla stabilità 2014 in materia di agricoltura sono stati inseriti 2 articoli che trattano consorzi di filiera: con la commissione Ambiente esprimeremo un parere evidenziando il rammarico per questo modo di procedere del governo, che sfoglia la margherita anziché presentare un disegno organico. Non è coerente con quanto ci ha rappresentato durante la discussione del collegato ambiente e con l’impegno preso anche attraverso l’approvazione di un ordine del giorno specifico. A maggior ragione dopo quello che ha detto e scritto l’Autorità garante per il mercato e la concorrenza, perché al di là di alcune sottolineature eccessive rispetto all’incidenza di questo presunto monopolio del Conai, ci sono alcune considerazioni importanti di cui va tenuto conto per un disegno organico del sistema. Se questo ritardo proseguirà, d’accordo anche col presidente della 13° commissione Giuseppe Marinello, non escludiamo di attivare l’iter dei sei ddl frutto dello stralcio di altrettanti articoli in materia di consorzi dal collegato ambientale.

In materia di ritiro dei RAEE, la commissione Ambiente ha chiesto agli operatori del settore se la modalità di ritiro dei rifiuti “uno contro zero” sia correttamente applicata. Ma in verità si è ancora in attesa del decreto ministeriale

Il testo è pronto. Non conosciamo i tempi per l’entrata in vigore ancora. Noi più volte abbiamo auspicato che si tenesse conto dell’obiettivo di semplificare la vita ai cittadini e ai consumatori. Abbiamo visto infatti che anche con la modalità tutt’ora in corso si produce carta a vanvera, invece serve un sistema snello, efficace, che agevoli la consegna di un rasoio piuttosto che di alcune Raee al negozio consentendo una certificazione facile, senza eccessiva burocratizzazione.

Nelle proposte europee si dedica ampio spazio al tema della tracciabilità e del potenziamento dei meccanismi di controllo dei rifiuti (soprattutto quelli pericolosi). In Italia è in corso la gara per l’affidamento della gestione del SISTRI dopo vari rinvii. Il governo cerca di andare incontro agli operatori, ma quali sono i costi di queste proroghe per economia e ambiente?

Eccessivi, che rischiano di vanificare l’obiettivo. Non abbiamo contezza dell’efficacia del nuovo sistema che il governo ha messo in appalto, ma ci auguriamo che superi ampiamente i grossi limiti che ha messo in evidenza la prima applicazione del Sistri e che consenta, con le tecnologie a disposizione, di non complicare eccessivamente la vita alle imprese che gestiscono, trasportano, stoccano rifiuti. Sono convinto che il rifiuto possa essere tracciato sin dalla sua produzione. Cosi come per altri prodotti, ad esempio, si potrebbero utilizzare dei codici a barre… non sono una complicazione per i rifiuti che hanno bisogno di essere tracciati per vedere dove vanno a finire in un ottica di recupero e riutilizzo.

Sono 35 i decreti attuativi previsti dalla legge in materia di green economy collegata alla stabilità 2014. Il ddl prevedeva massimo 90 giorni. Ci sono aggiornamenti a riguardo?

La struttura del ministero dell’Ambiente è impegnata a tamburo battente su alcuni decreti attuativi in particolare. I primi che dovrebbero arrivare alla scadenza naturale (90 giorni dalla entrata in vigore, ossia il 2 febbraio 2016) il bando da 35mln per la mobilità sostenibile e quello sul vuoto a rendere.

Una norma molto discussa del collegato ambientale riguarda il divieto di abbandono di mozziconi di sigarette e piccoli rifiuti e anche questa disposizione prevede un dm attuativo. Dovrebbe essere creato al più presto un tavolo interministeriale, Mef, Ambiente e Interno, senza coinvolgere i produttori. Saranno rispettati i tempi?

La norma è già in vigore dal 2 febbraio e i Comuni possono applicarla per il sistema sanzionatorio. In sospeso rimangono solo alcune parti terminali.

Pochi giorni fa, durante l’evento di Legambiente, ha spiegato la road map per la rapida approvazione del testo in materia di agenzie ambientali, ora al Senato. In che percentuale è soddisfatto delle misure inserite?

Abbastanza, ma purtroppo non aggiungiamo il tema delle risorse. Il testo che vogliamo approvare è quello licenziato dalla Camera, ma siamo in attesa della relazione tecnica bollinata dalla RGS. Sinceramente vorremmo procedere celermente per andare in Aula ad Aprile e pubblicare il testo in Gazzetta ufficiale a maggio.

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