Migranti, Alleanza delle cooperative italiane: tempi troppo lunghi per valutazione, bene modello Sprar

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L’immigrazione è una emergenza e allo stesso tempo un fenomeno destinato a durare. Ecco perché “accoglienza” significa lavorare con le comunità locali, “non aprire settori di mercato”. E’ questa la posizione di Alleanza delle cooperative italiane sociali in commissione di inchiesta dei migranti. A parlare ai commissari di MontecitorioGiuseppe Guerini e Paola Menetti, i quali hanno esposto i principali obiettivi della Carta della buona accoglienza, sottoscritta alla luce degli eventi drammatici degli ultimi anni e sottoposta all’attenzione dell’Anci e del Viminale

Nella Carta si parla di standard di qualità, organizzazione su piccoli numeri, percorso di accompagnamento e non di esclusione, mediazione culturale, pasti (“almeno 3 al giorno, tenendo conto di intolleranze e prescrizioni religiose per evitare sprechi”), vestiario, certificazioni di competenze e conoscenza della lingua (“con corsi settimanali”). Serve attenzione, controlli e procedure tipo (da definire a livello di ministero dell’Interno) per l’affidamento delle gare perché “al momento – ha detto Guerini – ci sono tante procedure quante le prefetture”. 

Tra le difficoltà evidenziate, il primo accesso alla commissione di valutazione di un rifugiato: “Al momento servono 9 mesi, un tempo troppo lungo. Nel frattempo investiamo risorse pubbliche, ecco perché è necessario accorciare i tempi o trovare altre soluzioni”, ha detto Guerini. Inoltre la media di permanenza dei migranti nel nostro Paese è di 30 mesi e le percentuali di respingimento sono molto alte, elementi che provocano diverse difficoltà di gestione da parte degli operatori delle reazioni (aggressività o perdita di motivazione) e la procedura di rimpatrio è complessa. In sintesi e in alcuni casi, “impieghiamo 30 mesi a fabbricare un clandestino“, ha aggiunto.

Il modello di riferimento per Alleanza delle cooperative sociali è lo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (anche se “su27 mila posti diposnibili, 2 mila ad oggi sono vuoti“) con una migliore gestione e rendicontazione, in quanto coinvolge di più Comuni; un’altra proposta potrebbe essere “il permesso di soggiorno temporaneo” in modo da fare una valutazione durante il periodo di permanenza. 

Paola Menetti dal canto suo ha precisato che le “regole” sono la modalità per lavorare insieme: “Siamo stati additati perché dei delinquenti hanno detto di fare soldi sui migranti, ma questa non è cooperazione sociale”. L’Alleanza dice quindi “no a strutture di detenzione” e sostiene una “funzione di pubblico ufficiale svolta dalla Polizia”. 

Rispondendo alle domande dei deputati, Guerini ha precisato che “sui controlli le coop si sono prestate a una funzione di supplenza alle volte” dato che “le prefetture sono in affanno“. Inoltre va tenuta in considerazione la “crescente preoccupazione della cittadinanza” che porta a non dare disponibilità per l’affitto delle strutture per i migranti, allo stesso tempo, le cooperative non puntano “a costruire villaggi dei rifugiati“.

Menetti ha aggiunto che nell’ambito degli appalti la questione delle proroghe dei contratti è in conflitto con la richiesta di trasparenza e controlli: “Ognuno faccia il suo mestiere e alla scadenza degli accordi si faccia una gara”. In questo caso, non può esserci una discriminazione tra chi possiede immobili e chi no, ecco perché “chi appalta dovrebbe mettere a disposizione le strutture per partecipare al bando”. La Carta della buona accoglienza punta ad avere sui territori una sorta di albo dei soggetti accreditati. Infine sul sistema dei controlli “va fatto di più”, in modo strutturato e con la circolazione delle conoscenze tra cooperative, territorio, Comuni e prefetture. 

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