Stx, l’Ad Fincantieri Bono alla Camera: grande occasione per l’industria italiana
in Parlamento“Bisogna andare veloci, se si perde questa occasione si perde un futuro industriale per l’Europa“. Lo sostiene Giuseppe Bono, l’amministratore delegato di Fincantieri intervenuto questo pomeriggio davanti alle commissioni riunite Esteri e Attività produttive di Montecitorio, per approdondire la questione degli accordi tra Italia e Francia sulla cooperazione navale.
“Con la Francia in seguito al governo Macron si è aperto un problema” – gli ha fatto eco il presidente della commissione Esteri Fabrizio Cicchitto (Ap) – “risolto con un compromesso positivo e dinamico che ha fatto fare un salto di qualità al confronto”.
Il riferimento è alla vicenda Stx, che Bono ha provveduto a riassumere per farne comprendere al meglio ai decisori politici lo stato dell’arte: la società Stx, “che fa navi da crociera” – era partecipata al 66% da coreani e per la restante parte dal governo francese. Per fallimento, la parte coreana è stata messa in vendita, “e Fincantieri, sollecitata dal governo francese, ha vinto la gara“. “Noi siamo leader mondiali sulle crocere”, ha spiegato Bono, “mettendoci anche i francesi che hanno cantieri molto più grandi potevamo fare navi di più grandi dimensioni”.
L’esecutivo d’Oltralpe tuttavia non era intenzionato a lasciare la maggioranza in mano italiana; di contro, “noi abbiamo detto che comprare il 66% per arrivare in minoranza non era fattibile“. Alla fine l’accordo raggiunto ha disposto il 48% in minoranza, “accompagnato da un’istituzione finanziaria italiana che ci avrebbe portato al 54%”.
Cosa più importante, “la governance dell’azienda era in mano nostra, sia per gli accordi parasociali negoziati che per la composizione del Cda”, composto da 4 azionisti espressi da Fincantieri e 4 dagli azionisti francesi; più in dettaglio, i 4 italiani, azionisti di minoranza ma con una “maggioranza nascosta”, hanno il diritto di proporre la nomina dell’ad e del Presidente. Alla parte francese rimane la possibilità di godere di un “diritto di gradimento” delimitato ad alcune fattispecie, tra cui il fatto che tra i requisiti dell’Ad vi sia un profilo che risponda alla sicurezza nazionale, “che di fatto fa sì che sia francese, anche se noi abbiamo il diritto di sostituirlo in qualsiasi momento”.
Poi “è arrivato Macron, e venne fuori il fatto del 50 e 50, che non abbiamo accettato”; successimamente si è ottenuto un accordo del 50 e 50 “più un 1%” alla parte italiana “in prestito per 12 anni”, e “rimane inalterata la governance”. Rispetto all’accordo precedente “questo ha portato a un passo avanti”, potendo “inserire anche la parte militare nell’accordo dei governi”.
A questo proposito, entro giugno un comitato composto da 4 membri, “2 e 2 dei governi” assieme agli ad di Navalgroup e Fincantieri, “dovrebbe dare indicazioni per arrivare all’integrazione e alla creazione di questa maxi impresa europea” che diventerebbe così “la più grande del mondo”, sia in campo militare che delle crocere. “Loro hanno la parte militare più forte e le crociere più deboli”, e Fincantieri viceversa; mettersi assieme è una “possibilità di avere piu forza per completarsi e migliorare ancora”.
Infine Bono ha voluto rivolgere un invito ai parlamentari: all’Italia, al contrario dei francesi, mancano le piattaforme. “Le possiamo costruire?”, ha chiesto metaforicamente, “no, però penso a filiere che possono essere messe insieme e se la politica ci aiuta a condurre bene l’operazione, questa potrebbe essere una delle cose più importanti per trascinare la crescita in Italia e in Europa”.